METALITALIA.COM FESTIVAL 2013
11/05/2013 – Live Music Club – Trezzo sull’Adda (MI)
Running order:
Apertura porte: 12.45
13.10 – TANTARA
13.40 – FUROR GALLICO
14.20 – HELLSTORM
15.15 – ICY STEEL (special guest RHINO, ex-Manowar)
15.40 – TORTURE SQUAD
16.20 – GAMA BOMB
17.15 – SCHIZO
18.15 – DEMON
19.15 – ARTILLERY
20.10 – VICIOUS RUMORS (con James RIVERA)
21.15 – SADIST (special show con quartetto d’archi)
22.10 – DESTRUCTION
23.30 – URIAH HEEP (special show con John Lawton)
Introduzione e coordinamento a cura di Marco Gallarati
Report in diretta a cura di Luca Filisetti (Tantara, Torture Squad, Destruction, Uriah Heep), Lorenzo Ottolenghi (Hellstorm, Demon), William Crippa (Icy Steel, Vicious Rumors), Marco Gallarati (Gama Bomb, Sadist), Thomas Ciapponi (Schizo), Dario Cattaneo (Furor Gallico), Fabio Galli (Artillery)
L’immane lavoro fotografico del festival a cura in toto dell’Unico e Solo Francesco Castaldo
Introduzione
Eccoci finalmente qui! Benvenuti alla seconda edizione del Metalitalia.com Festival, l’edizione 2013!
Dopo mesi passati ad organizzare il meglio possibile questo bis e dopo la buona/ottima riuscita dell’esordio del nostro festival, realizzato in collaborazione con la puntuale Eagle Booking Live Promotion, ci ritroviamo al Live Music Club di Trezzo per celebrare questo evento fortemente voluto.
La scena metal mondiale è ancora scossa dalla prematura dipartita dell’icona thrash metal Jeff Hanneman, quindi l’occasione odierna è praticamente perfetta per celebrare con una grande ‘festa’ l’artista in questione. Il bill, come infatti saprete e come potete leggere qua sopra, è incentrato sul suddetto genere, nonostante gli headliner scelti per quest’anno siano gli Uriah Heep, fondamentali mostri sacri dell’hard and heavy: Destruction, Artillery, Schizo, Gama Bomb, Torture Squad, Hellstorm andranno a fomentare sicuramente il parterre del locale. Sarà tempo anche di show speciali, per non dire epocali, con i nostri prime-mover Sadist che hanno preparato uno spettacolo (si spera coi fiocchi) con un quartetto d’archi d’eccezione, durante il quale riproporranno il loro storico esordio, “Above The Light”. Vicious Rumors, la riscoperta Demon e i nostrani Icy Steel vanno a rimpinguare invece il reparto più classico in esibizione quest’oggi!
Un po’ per tutti i gusti, insomma, nel pieno rispetto delle intenzioni degli organizzatori del festival.
Veniamo al presente, ora: siamo qui in postazione e le porte si sono aperte da una decina di minuti, la gente ha iniziato lentamente ad affluire nel Live. Purtroppo dobbiamo subito segnalarvi un piccolo intoppo, che ritarderà solo di qualche minuto la partenza del festival: il tourbus con Artillery, Gama Bomb, Torture Squad e Tantara è rimasto bloccato alla dogana di Chiasso per un po’, quindi è da pochissimo che le band sono arrivate in loco. Niente di compromesso, comunque, in quanto i norvegesi Tantara, opener della manifestazione, senza uno straccio di soundcheck, sono saltati sul palco e hanno iniziato a suonare proprio ora!
Buon divertimento e seguiteci per tutto il giorno!
(Marco Gallarati)
TANTARA – 13.10
Provenienza: Norvegia
Sito ufficiale
Si dimostrano estremamente professionali e preparati i norvegesi Tantara, giovane quartetto arrivato alla venue giusto cinque minuti prima di salire sul palco a causa di ritardi accumulati alla dogana. Poco male, in quanto la band offre comunque una performance solida ed efficace, scevra da errori di esecuzione ed estremamente grezza. I soli tre brani proposti dal combo colpiscono per la loro classicità, a cavallo tra il thrash tedesco dei primi Destruction e Sodom ed un certo gusto per il riffing che rimanda a “Tension At The Seams” dei nostrani Extrema. Il singer Fredrik Bjerko é dotato di una timbrica acuta ed acida che calza alla perfezione sopra al sound dei Nostri, mentre nota di merito va al lead guitarist Per Semb, capace di ottimi solismi che pescano a piene mani dai classici teutonici del genere. Il sound é da subito molto buono ed i presenti – un centinaio abbondante di persone – dimostrano di gradire la proposta dei Tantara. Buon inizio e band che i thrasher più oltranzisti dovrebbero tenere d’occhio.
(Luca Filisetti)
FUROR GALLICO – 13.40
Provenienza: Italia, Monza/Milano
Sito ufficiale
Sono sicuramente noti ai più i Furor Gallico: nonostante la posizione un po’ arretrata in scaletta, la formazione lombarda è da anni protagonista di diversi concerti in territorio italico, a molti dei quali abbiamo avuto modo di assistere. La presenza e l’efficacia sul palco della band si ripropone inalterata anche oggi al Live di Trezzo, dove gli otto musicisti si rendono autori di un’ottima prestazione, genuinamente apprezzata dai presenti, che a poco a poco stanno diventando numerosi. I cinque pezzi proposti catapultano l’audience in altri tempi e altri luoghi, con gli strumenti tradizionali e acustici presenti (violino, cornamusa, mandolino, flauto e arpa) a fondersi con quelli più standard per il nostro concerto e a formare la base adatta per la prestazione, a volte pulita, spesso in growl o scream, del frontman Davide ‘Pagan’ Cicalese. Non c’è che dire, pur rappresentando una sorta di wildcard nella scaletta odierna, i Furor Gallico su un palco non deludono mai e anche stavolta il loro folk metal ha mostrato di avere i numeri giusti per attirare l’attenzione del pubblico.
(Dario Cattaneo)
HELLSTORM – 14.20
Provenienza: Italia, Milano
Sito ufficiale
Non è facile il compito che tocca agli Hellstorm: dopo l’opulenza sonora dei Furor Gallico (band particolarmente amata da queste parti), il blackened thrash della band milanese, essenziale e diretto, rischia di suonare scarno. Ed invece i ragazzi riescono da subito a scaldare l’atmosfera, proponendo i loro cavalli di battaglia, per la maggior parte estratti dal debut “The Legion Of The Storm”, e regalando al festival i primi moshpit. Gli Hellstorm sanno come coinvolgere il pubblico, nonostante si mantengano diretti e poco loquaci, come si addice alla loro immagine. Sorprende comunque la capacità di tenere il palco del vocalist Hurricane Master, che si muove con mestiere pungolando i presenti. La musica dei quattro ragazzi milanesi è diretta e violenta e non può che coinvolgere gli headbanger assiepati in prima fila. Peccato per i suoni, soprattutto all’inizio, decisamente claudicanti, ma comunque concediamo il giusto plauso agli Hellstorm, anche per essere stata la prima band del festival ad aver ricordato il compianto Jeff Hanneman.
(Lorenzo Ottolenghi)
ICY STEEL – 15.15
Provenienza: Italia, Sassari
Sito ufficiale
Ore 15.15, sul palco salgono i sardi Icy Steel, tra le band underground più apprezzate a livello epic metal. La formazione di Sassari si presenta sul palco del festival con un pugno di pezzi, sicuramente i più validi del proprio repertorio; da segnalare le buonissime esecuzioni di “Impetuous Fire” e “Mjollnir”, da “As The Gods Command”, e “The War Within”, dall’ultimo, ottimo, “Kronothor”. Ospite della band oggi è il mitico Kenny Earl, meglio conosciuto come Rhino, ex membro dei Manowar ed Holyhell, in tour per promuovere i suoi Angels Of Babylon, in uscita a giugno con il nuovo album “Thundergod”. Rhino sale sul palco e la band si lancia nel vero hit dall’unico album da studio che il batterista ha registrato con i Manowar, l’anthemica “Metal Warriors”, dal sottovalutato “The Triumph Of Steel”; lasciato solo sul palco, Rhino mostra le sue doti con un solo di batteria che chiude il set. Buona è l’impressione che gli Icy Steel lasciano dopo la loro performance, con la speranza di rivederli presto in un loro concerto da headliner.
(William Crippa)
TORTURE SQUAD – 15.40
Provenienza: Brasile
Sito ufficiale
Sono le 15,50 quando – dopo un rapidissimo cambio di palco – inizia il Brazilian Assault al Metalitalia.com Festival. In pochissimi minuti infatti, i veterani Torture Squad riescono a conquistare una platea che poco alla volta inizia ad essere numerosa, grazie al loro thrash molto violento ed anche abbastanza personale. La parola d’ordine del terzetto é una sola: impatto. Forti di una discografia composta da sei full-length, i Nostri salgono sul palco estremamente motivati e carichi. E’ soprattutto il drummer Amilcar Christofaro a fare la differenza, grazie ad un lavoro che, pur vertendo quasi sempre sull’up-tempo, riesce ad essere fantasioso, dimostrandosi una vera e propria piovra. Comunque, sia Castor che André Evaristo tengono botta, alternandosi con uguale efficacia dietro al microfono, sebbene ad onor del vero le voci sono tenute un po’ basse nel mixing. Il pubblico dà la sensazione di apprezzare il lavoro del trio, soprattutto durante l’esecuzione dei brani più vecchi, ovverosia quelli estratti da “The Unholy Spell” (2001) e da “Asylum Of Shadows” (1999). Lo show scorre via in maniera convincente per una mezz’ora abbondante, con tanto thrash e una punta di death metal che evidentemente in Brasile, tra Torture Squad, Sepultura e Sarcofago, risulta essere una formula vincente. Pur non essendo dei fuoriclasse, difficilmente i Paulisti deludono ed anche stavolta l’audience tributa loro il giusto applauso liberatorio.
(Luca Filisetti)
GAMA BOMB – 16.20
Provenienza: UK, Irlanda del Nord
Sito ufficiale
Il Metalitalia.com Festival si presenta nella sua parte centrale con uno show al fulmicotone perpetratoci dai nord-irlandesi Gama Bomb, veri alfieri dello speed-thrash metal per gli appassionati più giovani, quelli della ‘nuova’ generazione. Molto pogo, un buon numero di circle-pit e anche un wall-of-death a centro esibizione, per quella che probabilmente è finora l’esibizione più convincente della giornata. Una miriade di brani eseguita nei tre quarti d’ora trascorsi sul palco dalla band, il cui frontman Philly Byrne ha dimostrato una verve intrattenitiva ottima e una timbrica vocale molto particolare, perlomeno atipica e lontana dal classico screaming poco educato del genere. La coppia d’asce non si è fermata un attimo, inanellando riff su riff, peraltro a velocità davvero notevoli. Buonissimo, quindi, l’impatto dei Gama Bomb, anche divertenti e ‘simpaticoni’ on stage, sul nostro festival, che ora si avvia a salire di tono ed importanza con l’entrata in scena degli Schizo. Si inizia a fare sul serio!
(Marco Gallarati)
SCHIZO – 17.15
Provenienza: Italia, Catania
Sito ufficiale
Con gli Schizo si arriva finalmente alla prima band nostrana di peso. Attiva già dai lontani ’80, la band di Catania ci mette ben poco per riempire la platea sottostante, complice una certa esperienza dal vivo maturata nel corso degli anni e la proposizione di un genere che, durante la giornata, non ha avuto la possibilità di manifestarsi se non che nella sua formula più classica. La partecipazione è sentita, probabilmente rafforzata anche dalla precedente esibizione dei Gama Bomb e dal buon mestiere del frontman Nicola Accurso, una sorta di versione italiana dei messicani Brujeria, con il suo passamontagna e con il suo fare sul palco mai calmo o contemplativo. E così lo show va avanti senza grosse pecche, non esaltando al massimo, certo, ma nemmeno sfigurando davanti ai colleghi internazionali finora all’opera: poderose ritmiche piovono dal cielo come se diluviasse, energici groove vanno a dare un tocco “moderno” ad un suono non certo al passo coi tempi, ma dall’indubbio effetto dirompente. Non chiamano a nessuna rivoluzione gli Schizo, anzi, si concentrano su quello che riescono a fare meglio, ovvero macinare brani killer l’uno dietro l’altro ad una velocità indemoniata e costante, pescati da tutti i pochi – solo tre – ma significativi album pubblicati fino ad ora. Qualche attacco black rapido e oltranzista pone la ciliegina sulla torta ad un’esibizione divertente e gestita (saggiamente) in modo da tenere alta la tensione all’interno di una line-up affollatissima come quella di oggi. Ora si cambia un po’ registro con l’avvento dei Demon…
(Thomas Ciapponi)
DEMON – 18.15
Provenienza: UK, Inghilterra
Sito ufficiale
I Demon sono una delle band più attese del festival ed è, quindi, un’ emozione non da poco vedere delle autentiche leggende calcare il palco. La formazione inizia subito con un pezzo forte del suo repertorio: “Sign Of A Madman”. Il NWOBHM che il gruppo propone è limpido, potente e classico, esattamente come ci si aspetta che sia. Bastano pochi accordi e la voce di Dave Hill inizia a trasportare il pubblico agli albori della musica metal, lì dove tutto ha avuto inizio. Certo, i Demon di oggi non hanno l’immagine estrema che avevano nel 1980, ma tutto il resto è rimasto immutato. Si prosegue con una delle poche concessioni al repertorio nuovo della band: “Unbroken”, title-track del loro ultimo lavoro, ed è sempre un istrionico Hill a tenere il palco in modo ineccepibile, coinvolgendo il pubblico che partecipa anche con il materiale recente. Si torna, poi, a “The Unexpected Guest” con “The Grand Illusion”; la classe della band di Leek è indiscutibile sia quando propone pezzi recenti (“Standing On The Edge” e “Fill Your Head With Rock”), che quando ritorna ai suoi classici. E’ con una micidiale sequenza, formata da “The Spell”, “Don’t Break The Circle” e la sempre strabiliante “Night Of The Demon”, che gli inglesi portano il pubblico in visibilio, tra sing-along, moshpit e crowd-surfing; il nome ‘Demon’ è scandito dai presenti al termine di ogni singola canzone. Questo è uno di quei concerti che non si vorrebbe finissero mai, sia per la rarità dell’evento che per la qualità dello spettacolo, ma è tempo di chiudere e gli inglesi ci lasciano con un secondo encore. Un’esperienza strepitosa; ed ancora più strepitoso è vedere quante persone, di ogni età, conoscano una band che, per quanto leggendaria, non è mai riuscita a sfondare come invece i molti che iniziarono la loro carriera insieme (o grazie) ad essa. Una nota a margine del set: unico neo, purtroppo, l’immancabile idiota che non sa distinguere un sano mosh da una rissa. Fortunatamente il personaggio di turno è stato prontamente intercettato dalla security ed allontanato dalla venue. Unica consolazione, davanti a questi episodi, è la certezza che simili personaggi non appartengono al mondo metal.
(Lorenzo Ottolenghi)
ARTILLERY – 19.15
Provenienza: Danimarca
Sito ufficiale
L’atmosfera inizia a scaldarsi con l’entrata degli Artillery, storico gruppo thrash danese che calca le assi del Metalitalia.com Festival con il nuovo cantante Michael Dahl. Sin da subito, in netto contrasto con i gruppi precedenti, si nota che qualcosa non va con i suoni: le trame complesse del gruppo risultano deturpate dal suono impastato delle due chitarre che si pestano i piedi a vicenda. Non aiuta poi la voce del nuovo cantante: dotato di un timbro acuto che, secondo il nostro parere, mal si sposa con l’acidula interpretazione dello storico singer Flemming Rönsdorf, non riesce a donare ai brani quall’aggressività che ci si aspetta conoscendo la formazione. Si procede con una performance senza infamia e senza lode, fatta di brani presi dagli ultimi lavori e qualche vecchia gloria come “By Inheritance”, che scalda il cuore di qualche ammiratore di vecchia data; ma la scintilla non sembra proprio scattare. Il finale, come era lecito attendersi, è dedicato alla riproposizione delle mitiche “Khomaniac” e “Terror Squad”, che risollevano un po’ – ma non di molto – il nostro giudizio finale comunque pesantemente influenzato dai suoni, che si sono senza dubbio rivelati i peggiori della giornata, escludendo le primissime esibizioni. Più benevolo pare esser stato il pubblico, che ha apprezzato parecchio lo show dei danesi. Per noi, invece, un vero peccato, data la caratura della band, degna di entrare tra le più sfortunate ma meritevoli della scena thrash degli anni Ottanta.
(Fabio Galli)
VICIOUS RUMORS – 20.10
Provenienza: USA, California
Sito ufficiale
Le ombre della sera cominciano a calare ed arriva il turno degli americani Vicious Rumors, veri pionieri per quanto riguarda lo US metal. James Rivera è tornato ed un nuovo disco sta infiammando i fan, quindi l’esibizione di stasera si prospetta davvero interessante. Giù le luci ed “I Am The Gun”, opener del nuovo album “Electric Punishment”, irrompe sui presenti, seguita dalla potente “Black X List”. Un salto nel passato con l’hit “Don’t Wait For Me”, prima della title-track del nuovo disco, che dal vivo suona sontuosa e solenne. “Murderball” e poi ancora “On The Edge”, ed ancora “Make It Real”, con le quali la band attacca con il suo US power, senza lasciare fiato tra una canzone e l’altra. Geoff Thorpe sembra assatanato, giocando con il pubblico a suon di riff e pose, mentre Thaen Rasmussen e Stephen Goodwin rimangono in secondo piano, lasciando la prima linea al singer ed al leader della band. Ottimo anche il lavoro di Larry Howe dietro le pelli, potente e preciso. “Immortal” e “March Or Die” chiudono una grandissima esibizione, con una band acclamata dall’audience.
(William Crippa)
SADIST – 21.15
Provenienza: Italia, Genova
Sito ufficiale
Lezione. Classe. Attitudine. Genio. Merito. Inventiva. Innovazione. Usate quante più parole avete nel vocabolario per onorare ed idolatrare una delle band estreme più seminali d’Italia, oltre che essere riconosciuta all’estero quale formazione di folle genialità. Stasera i Sadist hanno dato il meglio di loro, in un’occasione, per loro stessi e per tutti noi, davvero particolare: l’esecuzione completa dell’esordio “Above The Light”, rivisto e revisionato assieme ad un quartetto d’archi, composto da due violini, una viola e un violoncello, da ragazzi giovani e apparentemente fuori dalla sfera metal – anche se sulla violoncellista avremmo dei dubbi, in quanto muoveva la testa a ritmo dei breaking riff di Tommy Talamanca, proprio come farebbero centinaia di metallari. Un plauso subitaneo, quindi, ai quattro musicisti classici, ottimi interpreti calatisi ottimamente nella parte. E poi…be’, poi ci sono stati i Sadist: chi scrive li ha visti parecchie volte dal vivo e li ha sempre apprezzati, ma al Metalitalia.com Festival i nostri portacolori hanno portato sul palco qualcosa di straordinario, che ha sotterrato completamente, con tutto il rispetto dovuto, le band che li hanno preceduti: eleganti come non mai, tutti in nero, e leggermente più pacati del solito – soprattutto Trevor, che ha limitato al minimo indispensabile le sue mosse ‘sadiche’ contro i malcapitati Andy e Tommy – i Sadist, introdotti da “Nadir”, hanno sciorinato tutto (o quasi tutto, come vedremo dopo) “Above The Light” con una maestria spaventosa, di livello veramente mondiale. Musicisti incredibili e un frontman carismatico anche senza strafare, che hanno mostrato in circa quaranta minuti di poter competere sotto tutti i piani con qualsiasi formazione terrestre. Stiamo esagerando, forse direte voi. No, davvero. E’ bastato il combo “Breathin’ Cancer” / “Enslaver Of Lies” per schienare gli astanti, tra gli interventi puntuali, mai preponderanti ma sempre equilibrati, degli archi e le prodezze bi-mani di Tommy alla chitarra e alla tastiera, senza dimenticare il basso mancino di Andy. Alessio Spallarossa, da dietro le pelli, non ha mancato di fornire il suo alla prestazione, che purtroppo, per motivi dovuti alla leggera ‘sforatura’ di Trevor nel ringraziare gli accorsi e nel presentare gli archi, è stata troncata della sua ultima parte, la conclusiva “Happiness N’ Sorrow”. Questo piccolo intoppo, comunque, non deve scalfire la grandezza di una performance che certamente resterà ricordata a lungo, anche solo per essere il primo esperimento della band genovese in questo senso. Difficile battere Trevor e soci, sia per Destruction che per Uriah Heep. Avanti!
(Marco Gallarati)
DESTRUCTION – 22.10
Provenienza: Germania
Sito ufficiale
Dopo la sconvolgente performance dei Sadist era lecito attendersi una risposta ad effetto da parte del primo dei due headliner, ovverosia i thrasher tedeschi Destruction. Il power-trio non delude certo le aspettative, sfornando la solita prestazione killer, nobilitata da una scelta di suoni convincente e da un gioco di luci notevolissimo. Anche la disposizione del palco é piuttosto intelligente: infatti in prima linea non c’é un solo microfono, ma ce ne sono ben tre, uno al centro dello stage e due ai lati. La cosa ovviamente permette a Schmier in primis – e di riflesso anche a Mike – di muoversi liberamente sul palco. I tedeschi naturalmente non fanno sconti, il loro set é tiratissimo e quasi senza un attimo di pausa. Schmier domina il palco grazie ad una mole gigantesca e ad una presenza scenica altrettanto ingombrante, affinata in oltre trent’anni di onoratissima carriera. I Nostri sfruttano appieno le hit del devastante “Spiritual Genocide”, nei negozi da pochi mesi, alternandole ottimamente ai classici del passato, tra i quali spiccano le mitiche “Nailed To The Cross”, “The Butcher Strikes Back” e soprattutto “Bestial Invasion”, direttamente dal seminale “Infernal Overkill”. Dietro le pelli Vaaver maltratta il drumkit senza apparente fatica, mentre Schmier e Mike si dividono oneri ed onori riuscendo a fomentare il pubblico con dei riff e dei passaggi che ormai fanno parte della storia del thrash metal. Pubblico che risponde alla grande, soprattutto i numerosissimi thrasher presenti sin dalle prime ore del pomeriggio: per loro questo é il main event della serata e proprio ai Destruction riservano pogo sfrenato e crowd-surfing come se piovesse. Schmier é un vecchio marpione e tra incitamenti alla fratellanza metallica e bestemmioni assortiti tiene in mano il pallino del concerto da leader consumato. Prima della conclusiva “Curse The God” (da “Eternal Devastation”), c’é anche il tempo affinché il pubblico e la band facciano gli auguri al guitarist Mike, che proprio oggi compie 48 anni. Insomma, i tedeschi non deludono, i fan li adorano e tributano loro le giuste ovazioni, ma – nonostante tanta grazia – i Sadist visti oggi rimangono i vincitori della serata. Riusciranno gli Uriah Heep a spodestare Trevor e compagnia dal primo gradino del podio? A tra poco la risposta.
(Luca Filisetti)
URIAH HEEP – 23.30
Provenienza: UK, Inghilterra
Sito ufficiale
E’ finalmente giunto il momento degli headliner, gli storici Uriah Heep, giunti al Metalitalia.com Festival in formazione rimaneggiata ma comunque di tutto rispetto. E’ anzi un piacere poter risentire all’opera con i britannici il mitico John Lawton dietro al microfono, in sostituzione di un Bernie Shaw convalescente. L’altra novità in line up é il bassista Dave Rimmer, dato che anche Trevor Bolder ha avuto qualche problema di salute. La band si dimostra subito coesa e con un grandissimo Russell Gilbrook dietro le pelli. Ci si aspettava una setlist completamente incentrata sui primi sei fondamentali album degli Heep (come da loro stessi promesso) ed invece – senza dubbio per favorire l’ugola di Lawton – il quintetto inserisce in scaletta anche brani provenienti dai tre album che il singer registrò nella seconda metà degli anni Settanta. E’ stato un piacere ascoltare le varie “I’m Alive” o “Sympathy” che, se pure accolte un po’ freddamente dal pubblico, ci hanno mostrato quanto siano ancora in grado di dare i cinque ‘vecchietti’. Tutt’altra accoglienza hanno invece ottenuto i classici immortali, brani della portata di “Stealin'”, “Gipsy”, “Look At Yourself”, dove innanzitutto Lawton non sfigura e dove poi la chitarra di Mick Box e le tastiere di Phil Lanzon giocano a rincorrersi in quello che – insieme alle armonizzazioni vocali – é da sempre il punto di forza dei Nostri. Gli assoli infiniti di Box raccontano di una passione più che quarantennale che non accenna a diminuire e che anzi raccoglie proseliti anche fra i più giovani. Lo spettacolo continua, John Lawton é bravo a non cercare di emulare Byron ed i suoi vocalizzi impossibili, facendo propri i brani e rendendoli intensi e pregni di umori bluesy grazie alla propria timbrica calda e profonda. Nel frattempo, dalle prime file sono quasi completamente scomparsi i thrasher tutti borchie e cinturoni per fare posto ad un’audience più compassata ma non meno passionale e che accompagna e punteggia la band lungo le proprie cavalcate hard. Il finale di concerto é dedicato a “Lady In Black”, dove anche Lawton imbraccia la chitarra acustica ed il pubblico raggiunge la sublimazione con il quintetto; quintetto che non nega il bis ai suoi fan, regalando loro altri classici tra i quali spicca “Easy Livin'”. A conti fatti, la performance degli Heep é buona ma inferiore alle due precedenti. Nonostante ciò, il pubblico si mostra soddisfatto all’uscita dal Live Club. Da parte nostra avremo il tempo ed il modo di valutare pro e contro di questa tornata, per provare a migliorare in occasione di una prossima edizione. Rimane la consapevolezza di avere visto facce felici durante tutta la giornata e questo di per sé é già considerabile un successo. Metalitalia.com Festival edizione 2013 chiude i battenti. Alla prossima.
(Luca Filisetti)